C’era una volta l’informazione con la “I” maiuscola. Quella dei giornali sotto braccio con la testata ben visibile, dei telegiornali nazionali dell’ora di cena e delle radio ascoltate in macchina al ritorno dal lavoro. Un’informazione fissata quotidianamente da esperti artigiani capaci di intagliare perfettamente il flusso nodoso delle notizie e di lasciare sul tavolo a fine giornata statuette levigate e rassicuranti, simboli che racchiudevano sensi e significati, idoli che restituivano la realtà in una manciata di sillabe e immagini. Quell’informazione c’è ancora, ma non ha più la “I” maiuscola, ed è costretta a competere con una miriade di altre fonti portatrici di significati. Tutta colpa del web che ha disseminato l’informazione, l’ha resa fluida, impalpabile, multiforme.
Gli idoli sono stati infranti, e i loro resti fluttuano nella rete sotto forma si schegge impazzite. Schegge di frasi, di canzoni, di volti, di visioni a cui bisogna dare un senso. Sono schegge che viaggiano veloci nella corrente e che bisogna imparare a fermare senza farsi del male. Perché le schegge pungono, sia chi ci lavora per mestiere sia chi le osserva da utente, anche se la distinzione tra queste due categorie è ormai molto labile. Con le nuove tecnologie chiunque può infatti diventare non solo produttore di schegge ma anche portatore di senso, con tutti i rischi connessi. Prima di tutto quello che l’informazione si trasformi in mera comunicazione, e diventi inattendibile, falsa e interessata.
Il web rappresenta il futuro per il giornalismo. Chi si occuperà di informazione nelle rete dovrà però imparare ad usare un linguaggio diverso, sempre meno solido, sempre più frammentato.
Gli idoli sono stati infranti, e i loro resti fluttuano nella rete sotto forma si schegge impazzite. Schegge di frasi, di canzoni, di volti, di visioni a cui bisogna dare un senso. Sono schegge che viaggiano veloci nella corrente e che bisogna imparare a fermare senza farsi del male. Perché le schegge pungono, sia chi ci lavora per mestiere sia chi le osserva da utente, anche se la distinzione tra queste due categorie è ormai molto labile. Con le nuove tecnologie chiunque può infatti diventare non solo produttore di schegge ma anche portatore di senso, con tutti i rischi connessi. Prima di tutto quello che l’informazione si trasformi in mera comunicazione, e diventi inattendibile, falsa e interessata.
Il web rappresenta il futuro per il giornalismo. Chi si occuperà di informazione nelle rete dovrà però imparare ad usare un linguaggio diverso, sempre meno solido, sempre più frammentato.